Decrazia Cristiana risorge in Sicilia e lo fa per effetto della spinta di un personaggio noto della politica isolana (e non solo) quale Totò Cuffaro. Sì di Cuffaro, che allontanatosi dalla vita politica a seguito della condanna per favoreggiamento a Cosa Nostra, costatagli quasi cinque anni di carcere, torna e si riprende la scena. La nuova DC, di cui l’ex governatore della Regione Siciliana è stato nominato commissario regionale, si propone di creare una nuova classe dirigente, composta da giovani dai valori cattolici, e sarà incentrata sull’idea sturziana e sul rapporto con le persone fatto di contatto umano. L’impegno di Cuffaro, promette, non riguarderà lotte di natura elettiva bensì la sua partecipazione alle attività del partito al fine di fungere da “motore capace di spingere la nascita di una Democrazia Cristiana nuova” pur senza esserne leader come dichiarato dallo stesso nell’intervista che di seguito riportiamo.
Dott. Cuffaro, torna a occuparsi attivamente di politica dopo diverso tempo. Come nasce l’idea di far risorgere il partito Democrazia Cristiana?
“L’idea nasce da una constatazione: questa terra ha bisogno di una politica ragionata, moderata. Soprattutto c’è bisogno di un partito che si occupi delle necessità della gente, ascoltandola e parlando direttamente con le persone, senza aspettare che ci sia qualcuno che ti parli addosso come accade normalmente adesso. Nasce dalla presa d’atto che nella maggior parte dei Comuni siciliani andati al voto i candidati moderati o post-democristiani hanno riscosso ovunque un grande successo elettorale: ad Agrigento i tre candidati a sindaco risultati più votati sono tutti di estrazione post-democristiana; nella città più popolosa in cui si è votato, ossia il Comune di Marsala, è stato eletto un candidato moderato e post-democristiano, Massimo Grillo, e così via per gli altri Comuni.
L’esigenza è che possa esserci un partito capace di parlare e, soprattutto, di dare la possibilità a quanti lo ritengono di tornare a votare un partito moderato di valori”.
Cosa si propone la nuova Democrazia Cristiana? Qual è l’obiettivo?
“La Democrazia Cristiana vuole far tornare alla mente i tanti siciliani che l’hanno vissuta e votata, mi riferisco agli over 50, e far tornare a respirare un partito che considerava gli anziani una risorsa e non peso, come pensa qualcuno, che riteneva che i bambini sono il futuro di un Paese e vanno salvaguardati, pertanto se una bambina ha voglia di andare a scuola non va additata ma elogiata; di un partito che ritiene che le istituzioni siano il fulcro della nostra società e vanno sempre rispettate e che la politica sia tutto quello che contribuisce al raggiungimento di un progetto di bene comune.
Queste sono le ragioni di un possibile ritorno, ci auguriamo, e della rinascita della DC, un partito aperto, plurale e libero, dove chiunque abbia voglia di aderire lo possa fare liberamente e di persona, e che dia la possibilità a quanti lo riterranno opportuno di potersi riavvicinare a una politica partecipata e non soltanto ascoltata in televisione”.
Che riscontri ha avuto e che tipo di messaggi ha ricevuto?
“Abbiamo ricevuto disponibilità di migliaia di persone, emozionate nel sentire di una possibile rinascita della Democrazia Cristiana. Abbiamo ricevuto tanti messaggi di partecipazione alla vita attiva del partito e tante adesioni. Riteniamo di dover arrivare, entro fine anno, a 30mila adesioni così da strutturare tecnicamente il partito nominando segretari di sezioni, segretari provinciali, rappresentanti regionali e dar vita a un partito ideale. La politica non può essere entrare in un partito per il bisogno di farsi eleggere o per interessi personali, bensì la possibilità per i giovani di credere e riconoscersi in un’idea, un progetto, un lavoro, di riprendere la dottrina sociale della chiesa e con questa misurarsi nell’accoglienza e nel rapporto con le persone. Tutto questo è stato ampiamente recepito da tanti, giovani e meno giovani, che si stanno riproponendo che si possa tornare ad essere dentro un grande contenitore che dia la possibilità a tanti che ormai non votano, perché non si riconoscono in un partito, di potersi riconoscere”.
La sua storia, politica e personale, è articolata. Che tipo di sfida è questa per Totò Cuffaro? Cosa si propone di perseguire da questo nuovo corso?
“La mia è una storia politica che viene da lontano e si mantiene sempre dentro Democrazia Cristiana e questo è il passato. È una passione, ma ho una certezza: non mi candiderò più a nessuna elezione, a prescindere dall’interdizione dai pubblici uffici, perché sento il peso della sentenza ricevuta ed è giusto che io faccia il motore capace di spingere la nascita di una Democrazia Cristiana nuova e che non sia mai più il protagonista o leader. Vogliamo che lo siano i giovani. Stiamo facendo un grande lavoro perché è una grande storia, di un grande partito e di una grande idea, quella sturziana che ha vinto in Europa. Non possiamo pensare che finisca in Italia dov’è nata. La nuova Democrazia Cristiana porterà una nuova classe dirigente: stiamo formando i giovani perché la DC sarà di coloro che vogliono portarla avanti con passione, professionalità e preparazione. Questi giovani, diversi rispetto a quelli che eravamo noi, devono essere il corpo e l’anima della Democrazia Cristiana nuova”.
Può darci un suo giudizio sulla politica regionale e nazionale attuale? Com’è cambiata negli anni?
“La politica è cambiata moltissimo. Ai miei tempi politica era stare all’interno di una bandiera, condividere un’idea, una scelta di comportamento, una passione; oggi non c’è più ideologia, c’è soltanto la scelta di chi si misura dentro un partito per raggiungere obiettivi. È una politica sterile, senza un’anima né la passione dei giovani disposti a scontrarsi e lottare pur di raggiungere un obiettivo. Un tempo si stava in mezzo alle persone, si socializzava, si creava un rapporto con la gente e ad essere protagonista era lo scambio affettuoso, oggi invece la politica è fatta sui social, dalle televisioni ed è manovrata da chi sa utilizzare questi social e sa fare comunicazione. Io riuscivo a riscuotere consenso perché conoscevo nomi e cognomi dei miei elettori, conoscevo le loro famiglie, i loro figli, riuscivo ad abbracciarli e a umanizzare pertanto quel rapporto rimaneva forte e duraturo. C’era questa capacità di vivere insieme una comunione di emozioni. Il nostro piccolo desiderio è riportare con Democrazia Cristiana almeno una parte di quei sentimenti, di quelle passioni, di quelle idealità a diventare protagonisti nella politica attuale a partire dalla Sicilia. Inoltre vogliamo dare all’elettore la possibilità di scegliere da chi farsi rappresentare, non saranno i partiti a dire all’elettore quali rappresentanti potrà avere. Riavviciniamo gli elettori all’eletto e questo è il principio cardine della Democrazia rappresentativa”.
Alessandra La Farina
Gianluca Virgillito
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